Esta semana murió con 93 años Jean-Pierre Vernant, uno de los grandes pensadores y conocedores de la filosofía antigua, que revolucionó toda la forma de mirar la misma, siendo profesor numerosos años en el Collège de France.
Aquí deseaba hacerle este homenaje con uno de los textos suyos más bellos que he leído en mi vida. Somo eso, un puente, siempre un puente hacia algún otro lugar, atravesamos fronteras, somos nómadas y viajeros:
Passare un ponte
«Passare un ponte, traversare un fiume, varcare una frontiera, è lasciare lo spazio intimo e familiare ove si è a casa propria per penetrare in un orizzonte differente, uno spazio estraneo, incognito, ove si rischia –confrontati a cio’ che è altro- di scoprirsi senza ‘luogo proprio’, senza identità. Polarità dunque dello spazio umano, fatto di un dentro e di un fuori. Questo ‘dentro’ rassicurante, turrito, stabile, e questo ‘fuori’ inquietante, aperto, mobile, i Greci antichi hanno espresso sotto la forma di una coppia di divinità unite e opposte: Hestia e Hermes. Hestia è la dea del focolare, nel cuore della casa. Tanto Hestia è sedentaria, vigilante sugli esseri umani e le ricchezze che protegge, altrettanto Hermes è nomade, vagabondo: passa incessantemente da un luogo all’altro, incurante delle frontiere, delle chiusure, delle barriere. Maestro degli scambi, dei contatti, è il dio delle strade ove guida il viaggiatore, quanto Hestia mette al riparo tesori nei segreti penetrali delle case. Divinità che si oppongono, certo, e che pure sono indissociabili. E’ infatti all’altare della dea, nel cuore delle dimore private e degli edifici pubblici che sono, secondo il rito, accolti, nutriti, ospitati gli stranieri venuti di lontano. Perché ci sia veramente un ‘dentro’, bisogna che possa aprirsi su un ‘fuori’, per accoglierlo in sé. Cosi’ ogni individuo umano deve assumere la parte di Hestia e la parte di Hermes. Tra le rive del Medesimo e dell’Altro, l’uomo è un ponte».
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